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Collezione Archeologica
Varcata la
soglia, il Palazzo Giorgi-Roffi Isabelli mostra le bizzarrie che
destano stupore nei visitatori. Cosa attrae l’attenzione nel
cortile del Palazzo? Una incredibile collezione epigrafica
raccolta dallo stesso Alfonso Giorgi, studiata e apprezzata da
eruditi e studiosi ottocenteschi come Mommsen o Ashby. Una
collezione di reperti classici murati sulla facciata interna del
cortile del
Palazzo, rinvenuti in epoche diverse e sicuramente a partire dal
1846.
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Colonna
Miliare Romana
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Le sculture inserite nella Collezione Giorgi
sono disposte secondo un sistema prevalentemente ornamentale, in
base al
gusto e alla visione povera dei palazzi romani del ‘700, come
Villa Pamphili, Villa Medici, Palazzo Mattei. La provenienza di
tutti i frammenti è di Scuola Laziale e Romana, ma si tratta
spesso di rinvenimenti sporadici e di acquisti da antiquari e da
collezionisti che si disfacevano di pezzi considerati di
inferiore qualità. Il che vuol dire, ovviamente, che i reperti
erano locali e, secondo l’epoca e lo stato di conservazione
erano considerati non meritevoli di restauro, per cui fu
ritenuto che l'unico utilizzo possibile fosse quello decorativo.
E’ quanto avviene per i frammenti della Collezione Giorgi,
per i quali si ignora l'origine del rinvenimento o
dell'acquisto. I reperti sono stati posti in modo di far
emergere dalla parete solo le parti lavorate del marmo. |
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La
loro posizione ne impedisce una analisi completa e tuttavia
si pensa che il Giorgi abbia commesso un errore di valutazione
relegando a funzioni prettamente decorative alcuni pezzi di
notevole valore storico, artistico e culturale.
Tre sono i ritratti marmorei più
significativi. Due sono in un buono stato di
conservazione, il terzo è orribilmente mutilato.
Numerose sono le ipotesi sulla
provenienza dei reperti; la più accreditata è quella che li vede
rinvenuti nel territorio di Ferentino o da luoghi vicini. Questa
ipotesi è confortata dagli interessi scientifici che il Giorgi
coltivava in loco. Probabilmente
solo un esame più approfondito dei pezzi può contribuire a rafforzare tale
supposizione.
La prima testa mostra la
caratteristica del collo lungo; ciò indicherebbe che era
inserita in una statua. E’ la tecnica artigianale tipica del mondo antico,
quando si realizzavano statue
uguali con volto diverso.
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Testa dell'Imperatore Augusto
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E’ una testa giovanile, volto regolare, ciocche di capelli
mossi. E’ di buona qualità, databile alla tarda epoca augustea.
La seconda testa (quella mutila)
è in un disastroso stato di conservazione. Si tratta di
un altro ritratto augusteo con ciocche di capelli maggiori della prima.
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Potrebbe essere Gaio Cesare, figlio di Agrippa, nato nel
20 a.C. e morto nel 4 d.C.. Come extrema ratio,
nel caso si provasse la provenienza locale, nei due ritratti di Palazzo Giorgi
si potrebbero riconoscere due
magistrati di Ferentino di età augustea. La possibilità che i due ritratti
provengano
dallo stesso luogo è la più plausibile in quanto i due illustri
personaggi spesso erano effigiati assieme presso il teatro, il foro o i sacelli augustali.
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Testa mutila e
altri frammenti
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La terza testa è la perla di tutta la
collezione. Rappresenta un fanciullo di circa tre anni con
ciocche scomposte sul capo. Risalente all'età claudia, raffigura
sicuramente un principe bambino. Trattasi forse di Gaio Cesare.
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Testa di Augusto
fanciullo
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Se tutti e tre i ritratti provenissero dallo stesso sito
archeologico, questo assumerebbe una notevole importanza e ci si
troverebbe di fronte ad un illustre sepolcreto imperiale.
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